Julio Silvera ci racconta il raduno della CAN-D

Sabato 10 marzo Figline Valdarno ha accolto Matteo Trefoloni e la sua Commissione dedicata alla serie D, per il raduno degli arbitri di Toscana e Umbria. Julio Silvera della sezione Valdarno ha partecipato e lasciato la sua traccia di quel che ha percepito da una giornata di lavori.

«Ho voluto iniziare a ripercorrere il giorno del raduno, cioè un incontro dal carattere prettamente tecnico, prendendo le mosse da una frase [“È bello perché è difficile”, ndr] prettamente motivazionale; è insita in me la consapevolezza sempre più profonda che l’arbitraggio, anche quello moderno governato dalla tecnica, sia un’attività che può essere condotta solo da persone animate da una profonda convinzione interiore, di natura etica e sentimentale. L’Arbitro, uguale tra uguali, è mosso dalla convinzione di essere chiamato a distinguere tra il giusto e il malfatto.

Ed è per questo che, come un promesso Prometeo, si deve impossessare della tecnica per combattere le proprie debolezze interiori ed ergersi a Giudice capace di resistere a violenze fisiche e psicologiche, è attraverso questo agire arbitrale che gli viene riconosciuta quella autorevolezza tale da permettergli di apparire come un mediatore, uno che nel momento in cui esterna le sue decisioni, viene immediatamente compreso ed accettato.

Il fattore etico, cioè quello che porta l’arbitro ad interrogarsi sul senso della funzione che svolge, è la base imprescindibile sulla quale poggerà poi la Tecnica, cioè gli strumenti del fare, ma l’agire dell’arbitro deve essere qualificato e mai disumanizzato. Etica e Tecnica nell’arbitro devono trovare pari cittadinanza, l’arbitro deve restare soggetto e la tecnica strumento a sua disposizione. Può apparire paradossale, che un tecnico delle regole, qual è l’arbitro e quale sono io, in una fase storica dominata dalla tecnica di cui la VAR è l’anticipazione e non certo il culmine, senta il non celato pericolo che muti l’orizzonte di sensi a cui l’arbitro con il suo agire è chiamato ad attribuire significati. Significati etici, di scopo, di senso a cui la tecnica per sua stessa natura non può rispondere, la tecnica ha l’unico merito di funzionare, plasmando quel orizzonte di sensi, sui cui oggi è l’arbitro (di calcio) che decide e determina. La tecnica ha l’unico scopo di sopperire con i suoi strumenti di perfezione all’insufficienza biologica che per sua natura caratterizza l’uomo (l’arbitro), disumanizzandolo, innegabilmente.

Ritengo infine, che sia assai labile il confine oltre il quale, l’arbitro cessa di essere soggetto per diventare strumento a servizio della tecnica, quest’ultima non ci offre solo strumenti e comodità, ma crea un mondo che abitandolo ci trasforma e non ci rende più liberi di determinare quando servirci o meno di essa. Se vivere un’esistenza condizionata inesorabilmente dalla tecnica è il destino dell’uomo, è mia speranza che nell’arbitro possiamo ancora rintracciare e difendere una traccia di umanità.»